
Alimentazione, dolori articolari e disordini di postura
Alcuni studi recenti dimostrerebbero che le malattie infiammatorie delle articolazioni (le artriti) di natura autoimmune siano favorite dall’assunzione di certi alimenti. Questi ricercatori si sono soffermati in particolare sull’assunzione del glutine, una proteina contenuta nel frumento e difficilmente digeribile a causa della sua struttura molecolare (in particolare, la presenza di due aminoacidi particolari, la prolamina e la glutamina). Si sa che la mancata digestione di questa proteina causa una serie di scorie infiammatorie nell’intestino, le quali prima o poi determinano una reazione autoimmune da parte di un enzima che si chiama transglutaminasi.
La condizione patologica più conosciuta che può svilupparsi in questi casi è la celiachia, ma a quanto riportano numerosi studi altre malattie autoimmuni sarebbero innescate o aggravate da questa condizione, perché in base al tipo di transglutaminasi attivata viene colpito un organo diverso. Stiamo parlando di malattie infiammatorie della tiroide (tiroiditi), sindromi dolorose diffuse (compatibili con la fibromialgia), disturbi ormonali (anche quelli del ciclo mestruale), persino fenomeni di ansia e depressione, e naturalmente dolori e infiammazioni articolari. Ci sono diversi studi che riportano l’efficacia della dieta senza glutine in tutti questi casi.
L’efficacia è naturalmente proporzionale alla gravità della sindrome, dato che più i soggetti sono stati esposti al fenomeno autoimmune, maggiore è la loro possibilità di sviluppare una serie di danni. Al contrario, tanto più precocemente viene sospesa l’assunzione di glutine nei soggetti interessati, tanto più si possono prevenire l’evenienza e la progressione delle malattie autoimmuni e dei danni ad esse legati. Chi è esposto a questo rischio? Si stima che in Italia i soggetti celiaci siano circa 60.000 ma che questo rappresenti solo una piccola percentuale delle persone potenzialmente “intolleranti” al glutine. Questo perchè i test medici cui finora è possibile essere sottoposti per la diagnosi non risultano positivi se non in presenza di una malattia celiaca franca, ma esiste una stragrande quantità di persone che pur non essendo malate sono assai sensibilli al glutine e sviluppano fenomeni intolleranti (alcuni la chiamano gluten sensitivity, sensibilità al glutine). Sono quindi attualmente al vaglio altre possibilità diagnostiche.
Altro fattore da non sottovalutare è il probabile aumento della “glutinosità” del frumento a scopo commerciale che sembra essere riscontrato in questi ultimi anni, il che spiegherebbe in parte anche l’aumento vertiginoso di questi problemi nella popolazione anche adulta e non solo pediatrica.
Ricordiamo che il frumento non è solo alla base di pasta o pane, ma anche di una serie di prodotti che richiedono la preparazione con farina di frumento; è quindi necessario accertarsi che siano prodotti con la scritta “senza glutine” per esserne certi, oppure fare riferimento ai prodotti con il simbolo a “spiga barrata” o contenuti in prontuari specializzati (per esempio quello edito da AIC – associazione italiana celiachia). Queste ed altre ricerche ci aiutano a capire come a partire da un disturbo di origine alimentare e/o viscerale possono avere origine dolori articolari, muscolari e conseguentemente disturbi di postura, con ripercussione su zone del corpo apparentemente anche molto lontane, come un ginocchio o il collo!